Il cancro al seno, l’intervento e poi il follow up, il percorso complesso e difficile del monitoraggio della paziente operata, forse il momento più importante nella vita di una donna che, dopo l’intervento, vive nella paura del ritorno del cancro. Dopo la radioterapia, considerata gold standard dopo la chirurgia conservativa di un carcinoma mammario allo stadio precoce, può presentarsi negli anni una recidiva locale. Le recidive sono comunque statisticamente calate dagli anni ’70 ad oggi: dal 14,3% al 3,5-6,5% degli anni ’90, fino allo 0,4% degli studi più recenti. Quindi un progresso evidentemente nella diagnosi precoce, nella chirurgia sempre più diversificata , nelle terapie. E ricordiamo anche che nella classifica dei lungosopravviventi visibile in questo grafico dell’Aiom, le pazienti operate al seno sono al primo posto, poi a distanza i reduci dall’intervento al colon-retto.
Perché c’è una recidiva locale? Forse un follow up trascurato? E dove in particolare, come avviene biochimicamente la migrazione delle cellule, quali sono gli strumenti diagnostici più accreditati?
Sulla gestione della recidiva del cancro al seno, o all’ascella, c’è ora sempre più un approccio multidisciplinare, dove è importante anche il ruolo del medico di famiglia. Come si procede? C’è un nuovo trattamento conservativo? Si decide caso per caso?
Cosa raccomandano oggi le linee guida sui tempi di anamnesi ed esame obiettivo, sulla mammografia? Ma anche su tanti altri aspetti, come la gestione degli effetti collaterali sia fisici che psichici dei trattamenti, la gestione anche delle ansie connesse alla possibilità di una nuova malattia, la terapia anti-ormonale, il mantenimento di uno stile di vita sano, a tavola e fuori?
Focus con il dott. Flavio Volpe, chirurgo senologo, Resp. Chirurgia Senologica C. di Cura Salus di Battipaglia
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